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Venerdì, 26 Luglio 2019 16:20

Anna Cappella: i tre sì di una missione

Pubblichiamo qui una rievocazione di Anna Cappella (1924-2009), Missionaria della Scuola, ginecologa specializzata negli Stati Uniti e attiva come medico ospedaliero in Pakistan, collaboratrice dei coniugi Billings nella diffusione del loro metodo naturale per la procreazione responsabile, primo direttore del Centro Studi e Ricerche per la Regolazione della Fertilità, presso l’Università del Sacro Cuore /Roma). 
La testimonianza è stata scritta da una collega di Anna Cappella, la dott. Paola Pellicanò, che ne porta avanti gli studi e l’opera.



È la festa di sant’Anna e il pensiero va a qualche mese fa (20 aprile 2019), decimo anniversario del ritorno in Cielo di Anna Cappella. Era esattamente il Sabato Santo, giorno di un silenzio, giorno di un silenzio colmo di speranza fattiva, come quella delle donne che corrono al Sepolcro non appena le luci dell’alba lo permettono; giorno di contrasti, di chiaroscuri, di paradossi… da cui la mano sapiente di Dio riesce a ricavare un’armonia. E, vista nel suo insieme, la vita di Anna raggiunge quest’armonia, quasi nel contrasto tra il suo abituale silenzio e le tante voci della sua storia.

In viaggio, sempre, perché figlia di un militare di carriera, e da sempre attirata da quel Dio che, chiamandola, l’aveva fatta viaggiare ancora di più, da medico e da religiosa, combinando le sedi universitarie degli Stati Uniti alle poverissime corsie di ospedale in Pakistan.

Missionaria, sempre, perché ogni luogo è missione per chi raccoglie la quotidiana chiamata di Dio: non importa dove, diceva ella stessa; l’importante è aprire le braccia, sempre a forma di croce, sempre sulla croce; l’importante è saper dire il proprio “Sì” e saperlo ripetere ogni giorno.

Da missionaria l’ho conosciuta e, tra i tanti “Sì” che certamente avrà pronunciato, di tre ho potuto raccogliere e condividere alcuni frutti: tre grandi “Sì”, testimonianza e insegnamento prezioso anche per la mia vita di medico e di consacrata. America

Il “Sì” inconsapevole e caritatevole
Dopo una brillante carriera di studi medici e ginecologici, portati avanti in Italia e in America 
, Anna Cappella realizzava tra i poveri e i malati il suo sogno di Missionaria della Scuola. Condivideva infatti le croci delle periferie sanitarie e umane del St. Dominic’s Hospital di Bahawalpur, in Pakistan, quando, non senza recalcitrare, si fece persuadere ad ascoltare una conferenza: due medici australiani avrebbero parlato ai seminaristi di un metodo di regolazione naturale della fertilità da loro messo a punto. 


L’argomento non le interessava, lo aveva detto con decisione al sacerdote che la invitava, aveva troppo da fare con tante emergenze sanitarie e con le sue donne che partorivano e spesso morivano di parto. Ma il Signore sapeva che, per convincerla, bisognava giocare la carta della carità: non poteva lasciare quel sacerdote da solo per una notte di treno… tanto durò quel viaggio, che avrebbe provocato ancora numerosi viaggi della sua vita.
Anna coi Billings Congr. intern.UC 8 10.11.96Si rese conto quasi immediatamente di come, contrariamente alle sue previsioni, quanto ascoltava non fosse affatto privo di interesse. John ed Evelyn Billings, con rigore scientifico, ricchezza umana e sapienza interiore, parlavano di una scoperta straordinaria e semplice: il Metodo dell’Ovulazione Billings, finalizzato a offrire la conoscenza e il rispetto dei ritmi di fertilità scritti da Dio nell’organismo femminile. Una conoscenza che ogni donna aveva il diritto di possedere!

Le spiegazioni della conferenza acquistavano un fascino imprevisto, mentre il pensiero delle sue donne lasciate in ospedale le affollava ancora la mente; si faceva strada, luminosa, una soluzione al problema della loro salute, spesso minata da gravidanze ravvicinate, dannose per il loro fisico generalmente già malnutrito, ma si intravedeva anche la possibilità di una promozione umana delle stesse donne, che andava ben oltre la semplice regolazione naturale della fertilità. «Educare significa anche far conoscere ciò che c’è nella natura»: questo aveva intuito Anna quel giorno, sostenuta dalla certezza che quando una strada risponde alle nostre preoccupazioni e supera le aspettative è strada di Dio.

E quella era veramente una strada di Dio! Era una strada di Dio il Metodo Billings: una straordinaria scoperta scientifica che univa efficacia e semplicità, consapevolezza di sé e rispetto reciproco tra i coniugi, responsabilità procreativa e amore per la vita; uno stile di vita per coppie di ogni lingua e cultura, razza e religione; una proposta che, subito, Anna iniziò a fare alle sue pazienti, alle donne povere, approfondendola con la passione della studiosa, a lei congeniale, e insegnandola con la sua pazienza e dedizione di consacrata.

Mentre ascoltava i relatori – lo raccontò spesso in seguito –, sentiva una forma di emozione, come davanti alla cose piccole che si svelano poi straordinariamente grandi. Sì, era la strada di Dio!

Ma la strada di Dio non era solo il Metodo in sé, sia pure corredato di tutta la ricchezza di valori che gli sono propri. Anna vedeva in John e Lyn Billings qualcosa di speciale e loro lo vedevano in lei: il dono di quella collaborazione fu il dono di una meravigliosa amicizia, destinata a una nuova fecondità umana, professionale, spirituale.

Il “Sì” docile e obbediente
Così, anche a motivo della specificità acquisita grazie al Metodo Billings e, dunque, al lavoro di educazione alla procreazione responsabile che tanti frutti di bene porta alla famiglia, Anna Cappella viene chiamata a Roma a dirigere il nascente Consultorio Familiare presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. È il 1976, centro di quegli anni ’70 che rappresentano un tempo buio per l’Italia. La legge sul divorzio è già in vigore e quella sull’aborto fa intravedere il suo spettro: bisogna fare qualcosa di concreto per la famiglia!

È la Conferenza Episcopale a voler responsabilizzare in tal senso l’Ateneo dei Cattolici Italiani; e al coinvolgimento della dottoressa Cappella pensano, in particolare, Adriano Bompiani, Ordinario di ginecologia e già maestro di Anna, il Rettore dell’Università Giuseppe Lazzati e l’allora Assistente spirituale, il caro cardinale Elio Sgreccia - da poco scomparso -, che crederà sempre con tenacia nell’importanza di questa missione, difendendola e promuovendola in ogni occasione.

La chiamata la scuote. Aveva ormai immaginato la sua vita in missione tra i poveri e non ha ancora percezione di quale povertà invaderà di lì a poco la famiglia, di quale sconvolgimento antropologico porterà alla perdita del significato dell’amore coniugale, alle manipolazioni della vita e della trasmissione della vita, allo svilimento della sessualità umana… Per nessuna ragione al mondo Anna desidererebbe abbandonare le povere corsie di ospedale in Pakistan e intraprendere quella strada, tuttavia obbedisce. con Giovannni Paolo II

Da consacrata sa che, obbedendo ai superiori, obbedisce alla Chiesa e a Dio; e sarà ancora una volta Dio a darle diretta conferma: «Da oggi abbiamo una missionaria della famiglia!» dirà la Fondatrice della sua Congregazione, Luigia Tincani, presentandola a Paolo VI nel corso di un’udienza privata del Papa alle Missionarie della Scuola. «Questo è un lavoro molto importante: diffondetelo», confermerà il successore di Pietro! E Anna, anche se non lo sa ancora, sarà poi particolarmente legata al Successore di Pietro, soprattutto a Giovanni Paolo II, Papa della vita. 

Intanto, il suo impegno in Università cresce e si raduna, attorno alla dottoressa Cappella, un’équipe sempre più varia e nutrita: prima di tutto giovani medici, conquistati da un argomento di straordinario valore scientifico e poco conosciuto e da un servizio che incarna perfettamente gli scopi primari della stessa Università Cattolica.

Ben presto il lavoro si fa così intenso e specifico da richiedere uno spazio proprio, distinto dal Consultorio Familiare: nasce così, nel 1980, il Centro Studi e Ricerche per la Regolazione Naturale della Fertilità, che pian piano sviluppa la sua attività clinica e di ricerca scientifica, di formazione e didattica accademica, di diffusione e promozione culturale, mantenendo una cura primaria per la qualificazione di insegnanti del Metodo Billings su tutto il territorio nazionale e in molti Paesi esteri, soprattutto dell’Africa e dell’Europa dell’Est. ANNA C. Convegno S.GP II0001 1

È di quegli anni la partecipazione della dottoressa Cappella alla fondazione dell’Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, voluto dallo stesso Pontefice presso la Pontificia Università Lateranense, dove Anna rimase sempre docente, e l’instaurarsi di collaborazioni con tante sedi universitarie e con tanti operatori dei metodi naturali in tutti i continenti...

Si succedono i Seminari di Studio, i Corsi di Formazione, i Congressi, spesso da lei denominati “Congressi per la Famiglia d’Africa e d’Europa”; un titolo singolare, quasi una conferma che Dio non le chiede di rinunciare al suo amore missionario, ma di realizzarlo in altro modo.

In tutte queste iniziative, frequente è il coinvolgimento dei dottori Billings e di tante altre grandi personalità del mondo scientifico ed ecclesiale: scienziati come James Brown o Kevin Hume dall’Australia, Erik Odeblad dalla Svezia e poi tanti teologi, moralisti, biblisti, sacerdoti e vescovi – primi fra tutti Carlo Caffarra, Elio Sgreccia, Dionigi Tettamanzi -, a supporto di un lavoro la cui portata culturale e pastorale si fa sempre più chiara.
Anna con Mdre TeresaIn ogni iniziativa, diventa felice tradizione ricevere in dono l’Udienza privata ai partecipanti da parte del Santo Padre Giovanni Paolo II, il quale sostiene con affetto il lavoro di Anna Cappella e del Centro da lei diretto, accompagnandolo con preziosi discorsi e catechesi.

Ma il rapporto con il Papa polacco si approfondisce sempre più, grazie anche alla vicinanza di Anna alla dottoressa Wanda Półtawska, amica fraterna di Karol Wojtyla e spesso presente a Roma per incontrare il Santo Padre. Anna partecipa a qualche incontro, a qualche colazione, a qualche Celebrazione Eucaristica, e ha modo di sviluppare un contatto personale che continuerà e sarà fondamentale per la sua vita. Più di una volta, con discrezione, ella ha raccontato di colloqui privati, di scambio di opinioni su questioni delicate e di grande profondità spirituale.

Il “Sì” nascosto e consegnato
E la sua profondità spirituale aiuta a capire il terzo “Sì”, l’ultimo della vita terrena.

Il momento della pensione non sarà facile per Anna, a motivo del suo grande amore al lavoro e della preoccupazione per i problemi che affliggono in quel momento il Centro da lei fondato. Ma, ancora una volta, una misteriosa fecondità lo abiterà.

È il tempo in cui visitarla significa fare lunghe passeggiate, accogliere lo sfumarsi dei suoi ricordi... esserci, per una preghiera comune, per un pranzo insieme, per un Pellegrinaggio al Divino Amore. Ritmi diversi rispetto all’alacre attività della Direttrice; spazi diversi, quelli di Villa Ave Maria, rispetto alle aule dell’Università.

I ricordi si sfumano, è vero. Ma resta un interesse sempre vivo a tutto ciò che ha caratterizzato il suo impegno e la certezza della fede di aver lasciato un’eredità che non si corrompe e non marcisce, anche tra le tante difficoltà che, ancora oggi, il Centro attraversa.

È l’eredità della missione, quell’eredità che, paradossalmente, si può lasciare solo quando le cose non ci appartengono, quando non ce ne siamo appropriati, quando le abbiamo vissute con la libertà del servizio.

Questa libertà Anna ci ha insegnato, densa di una sapienza che stenta a farsi strada negli ambiti accademici e, talora, anche in quelli ecclesiali, ma che è il cuore stesso della Chiesa, Sposa del Cristo, Servo obbediente e consegnato per amore.

Così, l’ultima è la stagione della consegna definitiva di Anna, che non è meno feconda ma raccoglie quanto da lei seminato con ogni sua consegna, con ogni “Sì” detto nel tempo dell’operosa vivacità.

C’è un’icona che mi pare descriva bene tutto ciò: il suo funerale. Ne sono stata testimone, come pochi, perché eravamo in pochi, dieci anni fa, nella cappellina della casa delle Missionarie della Scuola a Firenze, dove Anna trascorse gli ultimi anni di vita.

Lei, che aveva conosciuto e radunato tante persone, veniva accompagnata verso la Casa del Padre solo da alcune consorelle e collaboratrici. Lei, che era stata amica di Papi, Cardinali e Vescovi, viveva un funerale celebrato da un cappellano che forse la conosceva appena. Lei, autrice di iniziative pubbliche, di scritti, di articoli, oggetto di interesse e interviste, se ne andava così, in punta di piedi.

Uno stile che, in fondo, era proprio della sua mite tenacia e che, forse, la portava nuovamente vicina alle storie delle donne povere del Pakistan, dimenticate dall’opinione pubblica ma da lei tanto amate e grazie alle quali, in un certo senso, era iniziata questa avventura straordinaria.

Uno stile che è il cuore della sua identità e della sua vita, realizzata - come quella di ogni consacrata - nel “Sì” alla missione e alle opere ma radicata nell’amore di Cristo e, in fondo, felice solo dell’intima unione con Dio, di cui il nascondimento è strumento autentico e desiderato.

L’ultima grande lezione di Anna, forse la più eloquente e quella per cui le sono più grata, è, per me, questo ultimo suo “Sì”. Un “Sì” che ricapitola tutto, e tutto nel silenzio. Proprio come il Sabato Santo!

Paola Pellicanò
(Centro Studi e Ricerche per la Regolazione Naturale della Fertilità
– Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma)


 
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