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Visualizza articoli per tag: Pasqua

Roma ha vissuto il suo Friday for Future in quello che i cristiani chiamano il Venerdì Santo: mi è sembrata una bella chiave di lettura per una giornata che per la liturgia cattolica non è di lutto ma di redenzione. La festosa ma seria provocazione di Greta Thumberg e dei suoi amici adolescenti conferma, se ce fosse bisogno, quanto sia vero che ad ogni svolta della storia deve esserci una nuova generazione che sollecita il cambiamento (“le blé qui lève”, per dirla con René Bazin). Al di là delle inevitabili polemiche e strumentalizzazioni, gli educatori, inguaribilmente ottimisti, lavorano perché questo grano cresca e sia nutriente, e che la zizzania non lo soffochi e non lo scoraggi.

Dopo gli hippies e il “grande prato verde” dei ragazzi del ’68 e dopo la generazione dell’ “attimo fuggente”, quando scrivendo poesie sui muri dell’università gli studenti speravano di esorcizzare gli spettri del terrorismo e di ogni forma di violenza, la generazione dell’attivismo ambientale sollecitando decisioni operative può corresponsabilizzare i giovani a scelte di vita e preparazione professionale che siano realmente innovative, e questa è la sfida che si apre di fronte ai drammatici appelli degli scienziati e ai colpevoli silenzi dei potenti.

Nel Venerdì Santo, sempre, Cristo “inaugura nel suo sangue il mistero pasquale”, come ricorda la liturgia. Se la Via Crucis dell’umanità continua a registrare tante cadute, sofferenze e peccati, Gesù condividendola nella sua vita terrena l’ha immersa nella sua Pasqua: sperimentando il fremito dii orrore di fronte alla morte (Gv 11,33.38), Lui ci ha fatto percepire come essa contraddica il progetto di vita del Creatore. Nessuna manifestazione del male dovrebbe toglierci la fiducia nell’onnipotenza di Coui che “agisce anche ora” (“e anch’io – aggiunge Gesù – agisco”, Gv 5,17), perché Dio fa cose nuove in ogni generazione: “Ecco, Io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?” (Is 43,19).

Anche per il nostro tempo, dunque, “Gesù è risorto e vuole farci partecipare alla novità della sua risurrezione. Egli è la vera giovinezza di un mondo invecchiato ed è anche la giovinezza di un universo che attende con «le doglie del parto» (Rm 8,22) di essere rivestito della sua luce e della sua vita” (Esort. apostolica post-sinodale Christus vivit, n. 32). Papa Francesco non lo scrive soltanto ai giovani, ma avverte (ivi, 192) che la loro impronta innovativa non è efficace senza una sinergia intergenerazionale: “i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni” (Gl 3,1).

Buona Pasqua a tutti!
Pubblicato in IN DIALOGO
Giovedì, 18 Aprile 2019 12:01

Nel mistero della Pasqua

"Ave, o Croce, unica speranza

in questo tempo di passione
!"

(dalla liturgia)
Pubblicato in IN DIALOGO
Martedì, 16 Aprile 2019 06:53

Auguri pasquali: ma cosa auguriamo?

I biglietti di auguri in commercio offrivano – in passato – la possibilità di raggiungere più persone senza l’impegno di dover scrivere a lungo. Poi con la posta elettronica è sembrato che quei biglietti fossero destinati a sparire, perché il breve messaggio poteva essere mandato più rapidamente via internet

Ma lo sviluppo dei mezzi di comunicazione ci permette di spedire facilmente anche le immagini, e quindi i biglietti augurali ritornano, con immagini digitali più o meno belle e accattivanti, complete di frasi già pronte, che basta solo firmare e spedire. Magari non c’è neanche bisogno di firmare, il mittente si vede lo stesso. E gli auguri arrivano a destinazione in tempo, anche quando ce ne ricordiamo all’ultimo momento.

Così per i compleanni e varie ricorrenze personali o sociali, e ormai perfino senza una particolare occasione, solo per augurare il buon giorno o una buona settimana.

In questi giorni ci saranno in giro tante cartoline digitali, gif animate, video di auguri, per … già, per quale motivo? Per la Pasqua. O per “le feste”. O anche per l’inizio della primavera. Va bene, ognuno può celebrare quello che vuole e con l’immagine che gli piace di più: ci sarà chi manderà gli auguri con un pulcino, con le uova colorate, con un coniglio o anche con qualche immagine che rappresenterà un personaggio avvolto nella luce, uscente da uno spazio buio (una grotta? una tomba? un nascondiglio?).

Ognuno può mandare le immagini che considera belle, originali, intriganti, quelle che si pensa piaceranno al destinatario. Sicuramente.

Ma … se questa festa significa per te la risurrezione di Gesù, cosa ci evoca la sua immagine fra i graziosi coniglietti e i mazzolini di fiori? In fin dei conti, è festa nostra perché è festa sua, la sua vittoria sulla morte è la realizzazione del suo progetto di vita per tutti noi. E ognuno di noi ha bisogno di incontrare il suo sguardo.
Pubblicato in IN DIALOGO
Domenica, 01 Aprile 2018 00:00

Nella luce della Pasqua: la vita nuova

Oggi ci si interroga sul futuro dell’uomo, in un pianeta-terra colorato da gesti di sensibilità e solidarietà generosa, che maturano le coscienze e fanno avanzare le società. Ma lo stesso pianeta è anche fortemente compromesso da egoismi ottusi e irresponsabili resi talora devastanti da un progresso scientifico e tecnologico che si era ipotizzato capace di liberare il potenziale umano verso orizzonti sconfinati.

Se poi, in alternativa al Postumano, si esplora il mondo del +Umano, ci accorgiamo che esso prospetta oggi le vie di un potenziamento tecnologico che appare misero surrogato di umana pienezza: dalla ricerca dell’elisir di lunga vita alle realizzazioni della chirugia plastica e alle protesi bioniche o – più audacemente – alla crioconservazione, l’uomo per sua natura non vuole “scomparire dall’esistenza” – come dichiara qualche candidato all’ibernazione – e non vuole perdere il patrimonio di affetti che ha sperimentato in vita. La foscoliana “gioia” dei sepolcri (“sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha nell’urna”) appare consolazione assolutamente inadeguata alle potenzialità di cui l’uomo si sente portatore.
 
Ma vivere non vuol dire sopravvivere e neanche prolungare all’infinito un tempo che è, per sua natura, precario e contraddittorio.

Da giovane, il Faust goethiano era convinto che nessun attimo della vita terrena avrebbe potuto essere tanto bello da desiderare di trasformarlo in un eterno presente; ma divenuto poi vecchio, cieco e tentato dalla depressione, sognerà un mondo reso felice dall’ingegno umano, un mondo ideale in cui si sarebbe potuto dire «Attimo, rimani: sei così bello!» senza temere che quell’attimo diventasse passato. Dio non smentisce quel sogno, perché è Lui che ha messo nel cuore dell’uomo la nozione dell’eternità, cioè “la durata dei tempi” (Qo 3,11) –, e quindi l’aspirazione ad affrancarsi dalla successione del tempo. Nel mito greco Chronos divora i suoi figli, ma l’uomo per sua natura aspira ad entrare nell’eterno, cioè nella dimensione di un presente durevole, immune dagli avvicendamenti temporali: Colui che “ha fatto bella ogni cosa nel suo proprio tempo” e quindi nella sua fragilità, ha creato l’uomo per essere partecipe della Sua stessa vita: “questa è la promessa che egli ci ha fatto, la vita eterna” (1Gv 2, 25).

Ed è questo il “trasumanare” che costituiva per Dante (Par. I 70) l’orizzonte proprio della natura umana: un travalicare l’umano senza distruggerlo nel post-umano. Perché “la gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo è la visione di Dio” (Ireneo di Lione IV 20,7). Ma in quanto dono di un’amicizia gratuita e appassionata, tutto questo va ben al di là delle ingegnosità dell’uomo, pur tanto preziose per il suo soggiorno nel tempo. La Pasqua ci lascia così, nelle nostre giornate caotiche e dispersive, un richiamo alla consapevolezza di noi stessi, a partire dagli strati più profondi del nostro sentire. Da non mettere a tacere.
Pubblicato in IN DIALOGO

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L’“Unione S. Caterina da Siena delle Missionarie della Scuola” è una congregazione religiosa domenicana.
Siamo chiamate ad affiancare il cammino dei nostri contemporanei con lo studio e la preghiera e a cercare con loro le risposte evangeliche agli interrogativi di società complesse e multiculturali. 
Vogliamo perciò vivere in coerenza un cristianesimo di frontiera ed essere lievito e sale, che hanno poca visibilità ma fanno crescere e danno sapore.